Il Giappone è un paese strano, di quelli che se visiti poi non dimentichi facilmente.
I motivi sono molteplici: parliamo di un luogo dalla cultura diversa, dalle atmosfere impareggiabili, dal culto del passato mentre tutto il resto è proiettato verso il futuro più assoluto. Questo, curiosamente, vale meno nel settore dei giochi d’azzardo perché il preferito di tutti i giapponesi è qualcosa di ancora molto radicato in un passato recente, fatto di biglie metalliche.
In Italia, e più in generale in Europa nel mondo dei giochi d’azzardo vanno molto di moda cose come il live casinò online di Betfair, per fare un esempio. C’è una forte componente culturale anche nella scelta di come le persone si divertono, in base a cosa viene proposto dalla storia specifica di un luogo, alle caratteristiche uniche delle sale da gioco e così via; non è un caso che, per fare un altro esempio, il blackjack online sia popolare in tutto il mondo data la forte componente storica del gioco alla base dell’esperienza.
Il Giappone, da questo punto di vista, può vantare una tipologia di giochi tutta unica: quella dei pachinko.
Un giovincello del divertimento
Culturalmente parlando è veramente curioso che un gioco “recente” come quello del pachinko sia universalmente popolare; di fatti parliamo di un gioco giovane; il primo dispositivo per giocare a questo particolare tipo di flipper verticale nasce in quel di Nagoya durante il secondo dopoguerra, sotto forma di distrazione per una popolazione particolarmente stressata in seguito alle conseguenze della seconda guerra mondiale.
L’ispirazione proveniva, chiaramente, dall’America: i flipper, infatti, sono stati il primo grande esempio per i costruttori di Pachinko; la loro natura verticale, però, è unica grazie alle caratteristiche proprie del Giappone che prevede case di piccole dimensioni. La natura ingombrante dei flipper, in sostanza, ha costretto agli ingegneri giapponesi il dover trovare un modo per rendere il tutto divertente in poco spazio.
Il trucco, in questo caso, deriva dalla cosiddetta masamura gage, ovvero la gabbia di chiodi che regola la discesa delle biglie metalliche.
Un’evoluzione in parte tecnologica
Inizialmente era tutta una questione di mano: esattamente come per i flipper, gran parte del divertimento proveniva semplicemente dall’azione manuale dell’attivare meccanicamente il macchinario. Con gli anni settanta e la nascita dell’industria dei videogiochi sempre più effetti visivi, prima analogici e poi digitali, si sono aggiunti a questa macchina da soldi che domina ampiamente i casinò giapponesi.
Si perché il fenomeno dei pachinko non è qualcosa di universalmente diffuso, bensì è un fenomeno che va fortissimo nel paese del sol levante e, più in generale, in paesi come Taiwan, Sud Corea o Macao. In tutti e tre gli stati di cui abbiamo parlato finora giocare a un pachinko è molto semplice in quanto parliamo di macchine particolarmente comuni, presenti con una frequenza simile a quella delle slot machine sul territorio Italiano.
Al giorno d’oggi la varietà di pachinko è impressionante, complice anche la presenza di enormi investimenti da parte di giganti dell’intrattenimento digitale come Konami; la popolarità del fenomeno ha permesso poi a tanti noti marchi di entrare a far parte di questo sottobosco di giochi, regalando emozioni a innumerevoli giocatori.