“Kira” è il nuovo cortometraggio di Hashem Al-Ghaili, un viaggio provocatorio tra biotecnologia, identità e diritti umani, completamente assistito dall’intelligenza artificiale. In circa 16 minuti, il film affronta il delicato tema della clonazione umana e le sue complesse implicazioni etiche, legali e personali. Creato con oltre 600 prompt, 12 giorni di lavoro e un budget di appena 500 dollari, “Kira” dimostra le potenzialità dell’AI nel cinema indipendente contemporaneo.
La trama: la rinascita di una leggenda della musica
Il racconto ruota attorno alla figura di Kira Vale, storica cantante jazz degli anni ’50, tragicamente scomparsa in un incidente stradale. Decenni dopo, la sua etichetta discografica ottiene un campione biologico (una gomma da masticare) e, grazie all’estrazione di DNA e alla tecnologia clonale, riporta Kira alla vita come una “nuova” artista. La clone di Kira ottiene un successo globale, infrange record e conquista premi, ma fin dalla nascita si scontra con lo spettro dell’identità, della proprietà e della libertà.
Successo, crisi esistenziale ed effetto boomerang
Il clone di Kira vive sulla doppia frontiera dell’adorazione e della condanna pubblica. Proteste e interrogativi su diritti e dignità della persona si moltiplicano man mano che la sua carriera evolve. La clone si ribella, cambia nome in Cora Phillips, ma viene citata in giudizio dalla stessa etichetta per aver violato vincoli contrattuali firmati dalla “vera” Kira decenni prima. Il tribunale la considera legalmente responsabile, condannandola a un risarcimento insostenibile. La crisi si conclude tragicamente con la morte assistita di Cora in Svizzera, in un gesto estremo che pone una pietra tombale sulla questione.
Riflessi etici e sociali
Il film affronta, con sensibilità e realismo, temi universali e attualissimi:
- Chi possiede davvero un’identità?
- È lecito considerare un clone responsabile delle azioni dell’originale?
- Fino a che punto il progresso scientifico può spingersi senza violare diritti fondamentali?
Dopo la morte di Cora, la clonazione umana viene sospesa a livello globale e si apre una riflessione sulle regole e sul rispetto della dignità personale dei “nuovi nati” clonati.
Dall’umano all’algoritmo
Il cortometraggio si chiude con una svolta sorprendente: la discografia decide di abbandonare la clonazione biologica e introduce “Kira 2.0”, un generatore musicale AI ispirato alla leggendaria artista, privo di emozioni, ma capace di creare tracce jazz su richiesta. Il messaggio è chiaro: la tecnologia può replicare la voce, lo stile, persino la fama, ma la profondità dell’identità, la scintilla dell’essere umano, resta unica e irriproducibile.
Un’opera di rottura
“Kira” è un cortometraggio che fa riflettere, commuove e interroga le nostre certezze sull’identità, sulla proprietà e sui limiti etici dell’AI e della scienza, mostrando come l’intelligenza artificiale non sia soltanto uno strumento tecnico, ma anche una chiave di lettura del presente e del futuro umano.









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