Negli ultimi vent’anni il mondo è passato dalla rivoluzione digitale alla rivoluzione di internet. L’uomo più ricco del pianeta – che se la contende con gli altri Paperoni digitali – è Jeff Bezos, il magnate che ha fondato Amazon, l’azienda di distribuzione di oggetti e contenuti più importante del pianeta. Il mondo è già online, e ci sta trascinando con lui dentro lo schermo. Ma cosa significa esattamente tutto questo? Cosa comporta questa digitalizzazione per noi?
Le prospettive future: il lavoro
I dati sullo sviluppo umano pubblicati dalla Banca Mondiale sono molto chiari: entro il 2050 nel mondo ci saranno 9 miliardi di persone che avranno bisogno di vivere, studiare, alloggiare, mangiare, divertirsi, lavorare. Come possiamo trasformare il nostro mondo attuale per riuscire a essere al passo di questo sviluppo, che avverrà nonostante quello che noi desideriamo?
Una delle chiavi di volta di tutto questo è la tecnologia. I nuovi strumenti digitali ci aprono nuovi orizzonti in moltissimi campi: per esempio quello del lavoro. La nostra società è passata attraverso un’evoluzione digitale che sta trasformando il lavoro, e cambiandolo mentre lo ritaglia su di noi. Non siamo più noi a doverci recare in un luogo di lavoro: è lui che viene da noi, e possiamo svolgerlo nella comodità delle nostre case, con un’ottica orientata sui risultati più che sulle ore spese seduti sulla sedia di un ufficio.
La ricerca del divertimento
Lo stesso si può dire per il divertimento, e anche qui, il mondo digitale ce lo consegna a casa, come se fosse un pacco di Amazon. Mentre prima esistevano intrattenimenti che erano riservati a luoghi fisici, oggi li possiamo tranquillamente godere online. Per dirne uno, il gioco. Una volta era necessario andare fisicamente in un casinò: al giorno d’oggi è invece possibile collegarsi dal nostro smartphone e scegliere tra i migliori software casinò online quello che ci piace di più, di giorno e di notte, scegliendo giochi e varianti in una rassegna praticamente infinita di possibilità.
Quando non ci addentra in divertimenti che non esistevano prima, quali i giochi multiplayer online, che si svolgono su uno schermo. E quelli che invece ci saranno tra poco, grazie alle applicazioni della realtà aumentata e virtuale, e mescoleranno i mondi reale e digitale in un continuum che ci circonderà, una specie di spazio virtuale condiviso all’interno del quale galleggeremo come fossimo delle piccole isole. Collegate però da mille ponti a tante altre in tutto il mondo.
Il concetto del network globale
Il mondo digitale è fatto di migliaia di connessioni che noi stabiliamo con le persone con cui entriamo in relazione, e questo accade proprio grazie all’infinità di contatti consentiti dai vari strumenti del nostro multiverso digitale. Abbiamo un mondo fatto di infiniti schermi, personali e aziendali, tutti uguali e tutti diversi: e ognuno di essi è unico e irripetibile. Un mondo digitale continuo e contiguo che può essere condiviso con gli altri con il semplice tocco di un pulsante.
In questo multiverso digitale è possibile essere protagonisti per qualcosa – basta solo volerlo. Non ci sono più barriere di ingresso, a parte la disponibilità di un sistema per entrarci: quindi, un device qualsiasi e una connessione internet. E nonostante questa condizione di base sia ancora discriminante per molte regioni e popoli del mondo, il multiverso digitale è un grande livellatore.
La nuova sfida dell’identità digitale: non perdere sé stessi
Ma non tutto quanto si accompagna a queste infinite nuove possibilità ha dei risvolti positivi: la possibilità di accedere a questo enorme universo ha l’effetto di farci aprire sì su spazi enormi, ma ha la conseguenza di renderci meno abituati a rapportarci con le altre persone al di fuori dell’universo digitale che ci siamo costruiti.
Questo, e altri interrogativi sull’emersione della nuova era digitale rappresentano la nuova sfida sociologica mondiale, e sono il substrato sul quale autori quali Sherry Turkle, considerata come una delle menti più influenti degli anni Duemila, stanno lavorando.
La sua opera più recente si intitola “La Conversazione Necessaria” e segue logicamente il proprio testo precedente, “Insieme ma Soli”, che descrive in modo netto l’effetto dirompente della tecnologia: molto spesso ci capita di essere insieme, eppure non avere parole da rivolgere all’altro, ognuno perso nei proprio schermi, e alla fine, nei propri pensieri.
Un dialogo possibile, e necessario, per non perdersi.