Oggi le conversazioni vis a vis sono sempre più rare e stanno cedendo il passo alla comunicazione digitale, ai rapporti virtuali, in ogni loro declinazione.
Oggi non si parla, si chatta. Oggi non sei chi sei, ma sei chi vuoi. Si, perché il virtuale è tale proprio perché abbatte il muro della realtà, annulla i confini dell’identità, delle inibizioni. Oggi si può decidere di essere ragazzini o adulti, si può persino fare un switch di identità sessuale senza passare dal chirurgo. Si può essere aitanti, biondi o mori. Si può essere un amante perfetto, o il migliore amico di chiunque. Si può fare un viaggio virtuale negli uno, nessuno e centomila pirandelliani che prendono forma, web-socialmente, nelle chat.
Ma quanto è pericolosa questa “rete di sentimenti”, questo labirinto di anime virtuali e di infinite possibilità di realizzazione narcisistica? Tanto.
E sono poche di contro le community che, quanto meno, avvertono circa i pericoli di questo viaggio tra realtà e finzione. Pericoli che hanno un nome: Sindrome da chat o Internet Addiction Disorder (IAD).
Questo disturbo può innescarsi in maniera latente nell’individuo, ed oggi è quasi una condizione di normalità soprattutto per gli adolescenti, che potrebbero stare giorni a digiunare ma neanche un minuto senza il loro smartphone.
Ma se per certi versi ci si è ormai rassegnati a far rientrare questi atteggiamenti nell’ordine della normalità fino ad una certa età, con l’assunzione di una responsabilità sociale maggiore, la schiavitù dalle comunità virtuali e da internet in generale può diventare patologica ed avere risvolti pericolosi.
Ce lo dicono gli esperti di Chatinsieme.it, che proprio nel menu del loro sito hanno inserito una pagina con i consigli sull’utilizzo della chat per non cadere nel vortice della dipendenza.
“Spesso ci si butta nelle chat per costruirsi un mondo virtuale abitato solo da chi vogliamo noi. Che poi, non sono altro che proiezioni di noi stessi” ci dice il team di chatinsieme. “Non è molto dissimile da quanto avviene con le droghe: si tratta ugualmente di una fuga da una realtà ostile per trovare riparo in una nuova super-realtà in cui tutto sembra possibile”.
La sindrome da chat può portare l’individuo a trascurare la famiglia, il lavoro, gli hobby, per sfogare frustrazioni e senso di solitudine nell’incorporeo. E spesso è un circolo vizioso, un cane che si morde la coda: come si fa a tornare alla realtà quando tutte queste sensazioni piacevoli sono a portata di clic?